L’impressione che si prova in Piazza XXV Aprile a Tempio Pausania, mentre inizia la 14a tappa dell’iniziativa Le Piazze della Solidarietà, è che ci si trovi davanti ad un’occasione unica per la città e il volontariato: riflettere e riproporre l’impegno e la forza sociale delle organizzazioni di volontariato che operano nel territorio, di un volontariato che rivendica i diritti di cittadinanza per tutti, che attiva la solidarietà corta verso chi vive situazioni di emergenza e di stretta necessità, che ragiona con la solidarietà lunga , per far sì che vengano rimosse le cause della povertà, della sofferenza, della solitudine e dell’ingiustizia.

Il volontariato tempiese, e quello sardo nel complesso, in questi giorni è coinvolto nell’accoglienza ai profughi dell’Africa. Un gruppo di quelle persone, fuggite dalla guerra e dalle violenze ed hanno trovato accoglienza a Tempio, a Ozieri e in altre località della nostra isola, erano lì in piazza. Gli ospiti di Tempio e quelli che provenivano da Ozieri, scesi dal loro bus con i loro bimbi per mano, si sono subito inseriti tra i partecipanti alla manifestazione.

Dal palco parlano il vice sindaco del Comune di Tempio e assessore ai Servizi sociali Gianni Monteduro, l’assessore ai Lavori pubblici della Provincia OT Giò Martino Loddo, il vice presidente della Consulta comunale del volontariato Giovanni Masu, lo scultore Pinuccio Sciola; cantano Vincenzo Murinu e il Coro Gabriel; il Vescovo Mons. Sebastiano Sanguinetti benedice i presenti e le associazioni di volontariato e il Seme della Solidarietà, opera di Pinuccio Sciola.

La poesia di Giovanna Maria Mela, di Badesi, “Simminendi solidaridai” aveva preceduto il discorso di Gian Piero Farru, presidente del CSV Sardegna Solidale, che ha illustrato il significato delle iniziative dell’Anno Europeo del Volontariato e si è soffermato sulla situazione dei nuovi immigrati in Sardegna. “Il CSV Sardegna Solidale ha deciso di stare affianco alla Caritas e di condividere la sfida dell’accoglienza di queste persone. Due sono le affermazioni che ci accompagnano in questo percorso: la prima, tutte le persone sono un dono e la nostra comune identità è l’umanità che condividiamo; la seconda, accogliere le persone migranti è un grande segno di umanità e di civiltà”. Giovanna Pani, referente del Sa.Sol. Point n. 18 di Ozieri e della Caritas, pur soddisfatta per la solidarietà che ruota attorno al gruppo dei profughi, non nasconde qualche preoccupazione sul loro futuro prossimo.

Sul palco, ricevono la bandiera dell’Anno Europeo del Volontariato anche i profughi, insieme con le associazioni del territorio (Avis di Tempio, Lions Club, Ute, Auser, Voce Amica, Protezione civile, Libera, Age, Avo, Centro di ascolto delle povertà, Iris, Vivere insieme, Caritas diocesana, Cif comunale, Centro aiuto alla vita, Orsa maggiore, Pro Loco, Nord-Sud, Vincenziane, Amici di Monica, Gruppo folk “Città di Tempio”, Centro di ascolto Gallura e Anglona,Avis e La speranza di Badesi, Effatà di Aggius, Avis di Calangianus), altre rappresentanze del territorio, del volontariato regionale e delle istituzioni civili ed ecclesiastiche.

La Banda musicale “Città di Tempio”, presente all’evento con alcuni brani, esegue ora l’Inno nazionale, e tutti ci si sposta al Parco delle Rimembranze, che dà sulla stessa piazza, dove è adagiato il Seme di pietra. “Un luogo ricco di richiami alla memoria lontana e recente – dice Maria Luisa Sari, referente del Sa.Sol. Point n. 20 di Tempio, che ha organizzato l’evento insieme a Tonino Loche. Ed aggiunge: “per seminare, colui che semina coltiva nel suo cuore la speranza di raccogliere”. A pochi metri ci sono giochi per i bambini, passano tanti studenti delle scuole vicine, e data la centralità del luogo passeggiano tanti giovani e anziani e innumerevoli turisti. Fanno ombra le querce che sono state piantate dopo la Prima guerra mondiale per ricordare ad uno ad uno i soldati della città che non sono tornati, mentre questa scultura ricorderà a tutti che “il volontariato lascia un seme di solidarietà”, una solidarietà senza confini che guarda all’identità comune della nostra umanità.