L’ARCAT Sardegna (Associazione Regionale dei Club Alcologici Territoriali) iscritta al Registro Generale del Volontariato Settore Sociale, Sezione Assistenza Sociale della Regione Sardegna, che rappresenta ed è al servizio delle famiglie con problemi alcolcorrelati, dei Club Alcologici Territoriali (CAT) e delle ACAT (Associazioni dei Club Alcologici Territoriali) della Sardegna,

manifesta pubblicamente la totale disapprovazione e la preoccupazione per la decisione presa con la deliberazione n. 1777 del 21/12/2012 e con la proposta del nuovo atto aziendale della ASL di Cagliari che sopprime l’Unità operativa per le dipendenze da alcol, tabacco e gioco d’azzardo con sedi in via Peretti, a Selargius e a Senorbì, trasferendone tutte le funzioni alla struttura complessa dipartimentale UOC Centro per il Trattamento dei Disturbi Psichiatrici Alcool-Correlati afferente al Dipartimento di Salute Mentale.

L’ARCAT Sardegna, presente sul territorio regionale dal 1992, conta oggi in Sardegna circa 85 Club (di cui 30 nella sola provincia di Cagliari) che lavorano secondo l’Approccio Ecologico Sociale elaborato dal Prof. Vladimir Hudolin, illustre psichiatra croato già membro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, e considera l’Unità operativa per le dipendenze di via Peretti e Senorbì il suo principale e irrinunciabile punto di riferimento dal 2006, modello di eccellenza a livello regionale e nazionale grazie alla quale si è potuta attivare nel territorio della ASL 8 una rete consolidata fra associazioni, reti locali, scuole e tribunali.

Una struttura semplice pubblica la cui attività si è sempre svolta magistralmente con puntualità e professionalità nell’ambito del Servizio Dipendenze coordinato dalla direzione del SerD.

Tale rete tra cittadini e Servizio Pubblico ha sempre garantito in tutti questi anni (e tuttora garantisce) agli utenti la continuità assistenziale e una preziosa collaborazione con tutti gli operatori dell’unità per le dipendenze da alcol tabacco e gioco d’azzardo. Tale cooperazione ha permesso a numerose famiglie di poter accedere agevolmente ad un trattamento efficace oltre che realizzare insieme negli anni numerosissime iniziative di formazione e sensibilizzazione rivolte a volontari e operatori della ASL. Infatti dal 2007 l’ARCAT Sardegna con le diverse ACAT zonali insieme alla ASL di Cagliari ha collaborato per la formazione ECM di circa 300 operatori.

In tutti questi anni grazie a questo modo di operare insieme si è creata e definita una importante rete alcologica che, anche in Sardegna come nel resto d’Italia, ha avuto il grande merito di favorire e sviluppare nell’ambito dei problemi alcolcorrelati (PAC) importanti iniziative di prevenzione, trattamento e riabilitazione e che quest’anno a ottobre vedrà proprio a Cagliari l’organizzazione del congresso mondiale dei Club Alcologici Territoriali. Un grande evento di risonanza internazionale per il quale è previsto l’arrivo di delegazioni ufficiali da diversi paesi del mondo e che sarà coordinata dalle associazioni AICAT (Associazione nazionale) ARCAT (Associazione Regionale) e ACAT (Associazioni zonali), coinvolte quotidianamente in una intensa attività che vede nel lavoro dei CAT (comunità multifamiliari, famiglie della comunità) la massima espressione dell’approccio ecologico sociale.

Tale proposta di riorganizzazione che prevede il passaggio del servizio attuale di riferimento dell’ARCAT (l’Unità operativa di V. Peretti – per il trattamento delle dipendenze da alcol, tabacco e gioco d’azzardo) ad un servizio psichiatrico, concentrando l’attenzione sugli utenti che presentino un disturbo psichico alcol correlato (doppie diagnosi), dunque su una minoranza delle famiglie con problemi legati all’alcol (l’assunzione dell’alcol non è necessariamente dovuta a problemi psichici), provocherebbe l’accentuamento dello stigma sociale nei confronti di tutti quei cittadini che hanno una sofferenza alcol correlata (che in questo caso verrebbero inevitabilmente connotati anche come pazienti psichiatrici) e che già con le note difficoltà di autodiagnosi e conseguente forte stato di stress e imbarazzo riescono faticosamente, spesso con grande disagio, a rivolgersi al servizio sanitario nazionale.

Uno stigma collettivo che per anni ha contribuito alla segregazione, internamento, emarginazione di milioni di persone legate all’alcol percepite come specie diversa, deviante, non umana. Una lunga e triste storia tratteggiata e caratterizzata nel tempo da un’etichettatura categoriale dispregiativa, dal pregiudizio, dall’ostilità e dalla discriminazione nei confronti delle famiglie sofferenti per problemi alcol correlati, ma che grazie anche al lavoro svolto dai programmi alcologici territoriali (PAT) secondo l’approccio ecologico sociale ideato dal Professor Vladimir Hudolin, nati in provincia di Cagliari negli anni ’90 con la contemporanea istituzione, a Senorbì, del Centro Alcologico della ex USL 18 e del CAT n.3, si è potuto combattere quel "marchio" apposto insensatamente da un disinformato contesto sociale, volto a discriminare, emarginare le persone con PAC, e incapace di trovare un momento di comprensione. Un lungo e paziente lavoro di rete fatto di interventi sul campo, tra informazione, sensibilizzazione, prevenzione, trattamento e cambiamento della cultura generale: la modalità elettiva per riuscire ad incidere nel campo dei problemi alcolcorrelati attraverso cui si è cercato con forza di modificare il paradigma alcolismo=malattia, favorendo lo sviluppo dei CAT e delle loro Associazioni che da allora si adoperano affinché l’approccio ecologico sociale legato alle attività alcologiche specifiche e formalizzate della rete alcologica istituzionale potesse diventare, in termini di impegno umano, una scelta e uno strumento di cambiamento culturale.

L’approccio ecologico sociale vede infatti l’alcolismo come uno stile di vita che crea disagi alla persona, alla famiglia e alla comunità, modifica la visione dei problemi alcol correlati e attraverso la promozione e protezione della salute fa si che l’individuo e la famiglia si attivino per intraprendere un percorso di cambiamento volto a migliorare la qualità della vita.

Il perseguimento di una migliore qualità della vita richiede che vengano riequilibrati i sistemi

ecologici della comunità, che vengano protetti i diritti umani fondamentali e tra questi una importanza del tutto prioritaria va al diritto alla vita, alla pace, alla libertà.

Un impegno di grande responsabilità cittadina e di lunghe battaglie portate avanti dai CAT che rappresentano la voce di tante famiglie che con instancabile coraggio e serietà stanno affrontando i problemi alcol-correlati da un punto di vista sistemico relazionale e che grazie al quale nel 2009 hanno  potuto  raggiungere un traguardo importante quale l’apertura a Cagliari dellUnità operativa per le dipendenze da alcol tabacco e gioco d’azzardo in una sede specifica (via Peretti), a seguito delle numerose richieste delle stesse  famiglie rivolte alle istituzioni nei diversi incontri con la Direzione generale dell’ASL e l’Assessorato Regionale alla Sanità che hanno compreso e accolto la proposta con grande interesse e sensibilità.

L’Associazione ha sempre manifestato agli organismi preposti l’esigenza per le famiglie con problemi correlati alle dipendenze da sostanze legali (quali alcol, tabacco e gioco d’azzardo) di poter accedere ad un servizio in una sede specifica in un contesto semplice ed accogliente, al fine di facilitarne l’accesso.

Con il venire meno di un nodo della rete quale un Servizio pubblico che si occupa specificamente dei problemi alcolcorrelati e che sino a questo momento oltre ad operare con interventi medici e psico-sociali ha sempre promosso e sostenuto l’approccio ecologico sociale ed il lavoro di rete nella comunità (in essa si trovano gli elementi dei problemi ma anche gli elementi per le soluzioni), si esporrebbe l’utenza anche al rischio di una eccessiva  medicalizzazione, ma soprattutto si creerebbe un vuoto istituzionale con gravi disagi per tutta la popolazione, un nevitabile ritorno al passato e la sconfitta di un sistema sanitario "civile" come il nostro.

E’ un diritto di ogni cittadino inoltre, poter scegliere e fare richiesta di essere preso in carico e seguito per un problema di dipendenza da un Servizio per le dipendenze e qualora vi fosse anche un problema psichiatrico da un SerD in collaborazione con un Centro di Salute Mentale, come succede nel resto delle regioni d’Italia.

Per tutti i motivi qui descritti quindi l’ARCAT si oppone alla decisione presa nella Delibera n. 1777 del 21/12/2012 ritenendo insostenibile e ingiustificata la soppressione delle sue sedi attualmente site in via Peretti (Selargius) e Senorbì o l’inglobamento dell’unità operativa in una struttura complessa a connotazione psichiatrica, in quanto la riorganizzazione contenuta nella proposta di atto aziendale costituirebbe un notevole passo indietro rispetto alle scelte di tutela e rispetto sinora effettuate nei confronti di tutti i cittadini dall’ARCAT rappresentati.

Come cittadini ci piacerebbe che le riorganizzazioni dei servizi pubblici dei quali siamo utenti fruitori e per le quali paghiamo le tasse fossero finalizzate al loro miglioramento e non ad altri scopi che a noi nello specifico risultano sconosciuti ed incomprensibili.

Inoltre, visto che in seguito alle nostre richieste di chiarimento alla ASL di Cagliari non abbiamo avuto nessun riscontro, auspicheremmo che da parte degli organismi preposti ci fosse unattenta verifica del procedimento al fine di valutarne la regolarità e conoscerne le reali motivazioni, ispirandoci al principio che muove ogni democrazia diretta, di assicurare alle categorie interessate una reale effettiva partecipazione alle decisioni politiche che coinvolgono direttamente i loro diritti, primo fra tutti quello alle cure e alla salute.

Prima dell’adozione di una delibera dalle conseguenze così importanti ci si sarebbe attesi infatti un atto di coinvolgimento sia degli operatori dell’Unità operativa per le dipendenze da alcol, tabacco e gioco d’azzardo di V. Peretti e Senorbì che delle famiglie che si rivolgono a tale servizio, in termini di considerazioni e pareri sull’atto che si stava adottando. Coinvolgimento che invece non cè mai stato.

Il valore che si sta mettendo in gioco con una scelta riorganizzativa di questo genere, a nostro parere, è difficilmente superabile dalle motivazioni esposte nella delibera in questione.