In occasione della partita con il Verona Bardolino che si disputerà il prossimo sabato 7 Gennaio alle 14.30 allo stadio Vanni Sanna di Sassari e che verrà ripresa e trasmessa in differita lunedì 9 alle ore 15.15 da Raisport, la Torres sta predisponendo una giornata di sensibilizzazione per la liberazione di Rossella Urru, la ventisettenne cooperante sarda di Samugheo, rappresentante del Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (CISP) rapita nella notte fra il 23 e il 24 Ottobre del 2011 in Algeria insieme a due colleghi spagnoli da un gruppo dissidente di Al Quaida. 

 

CAGLIARI. In campo per Rossella. Giampiero Farru, presidente di Sardegna Solidale, si compiace per l’iniziativa della Torres femminile: la cooperante di Samugheo rapita in Africa ha dietro due squadre, altrettante città e un’intera Regione. Ma le parole di Farru sono pesanti come pietre.

Diciamo basta ai sussidi a pioggia. La nostra terra ha bisogno di servizi. La solidarietà va difesa da quanti la usano per fini strumentali e opportunistici. Vanno fatte delle distinzioni e delle scelte

Cosa pensa dell’iniziativa della Torres calcio femminile di trasformare la superfida col Bardolino in una manifestazione a favore di Rossella Urru?

Faccio i complimenti agli organizzatori, da Nardo Marras ai sindaci fino alle giocatrici e a tutti gli sportivi. Rossella è nei nostri cuori. I genitori hanno partecipato alla marcia per la pace e sabato, all’Acquedotto, ci saremo anche noi con i nostri striscioni.

Qual è l’aspetto più triste del sequestro?

La privazione della libertà è uno dei crimini peggiori. Poi, Rossella era una volontaria e la sua vicenda può scoraggiare i valori solidali. Anzi, tra i razzisti, qualcuno può dire, se la vanno proprio a cercare. Ecco perché la solidarietà, specie in questi casi, va difesa con le unghie.

Parole amare, che mettono in luce le difficoltà quotidiane dei tanti, troppi figli di un dio minore. Senza lavoro, senza casa, senza scuola, senza futuro. Un corteo che in Sardegna si infoltisce giorno dopo giorno.
L’esercito dei disoccupati cresce, quello di chi non arriva a fine mese si ingrossa e arruola famiglie che parevano lontane dal baratro della miseria. “E’ inutile nasconderci, abbiamo di fronte tre sfide. La prima – spiega Farru – è quella contro le povertà. Si dice delle difficoltà per arrivare a fine mese ma in Sardegna sono decine di migliaia le famiglie che dopo quindici giorni non sanno cosa fare per mettere assieme pranzo e cena“.

Presidente, qual è lo scenario locale?

Abbiamo dati recentissimi: nell’isola ci sono 330 mila persone che vivono sotto la soglia di povertà. Parliamo di un quinto dei sardi, una cifra che lascia sgomenti, che individualmente introitano in un mese meno di 400 euro.

Qual è il raffronto in ambito nazionale?

Le stime evidenziano circa nove milioni e mezzo di cittadini sotto soglia. Ma è allarmante pensare che , a metà degli anni ’80, aveva quantificato i poveri in circa otto milioni, qualcosa come 200 mila in Sardegna. E c’è un aspetto paradossale: i sussidi e l’impegno finanziario delle istituzioni in questi ultimi anni è cresciuto. Purtroppo, senza risultati.

Perché?

I sussidi, pur copiosi, non educano e non bastano mai. E spesso finiscono per rispondere a logiche clientelari.

Sardegna Solidale cosa chiede?

Servizi. Con un sistema formativo, incisivo e produttivo si mettono in circolo, ad esempio, buoni per libri, mensa e trasporti, assistenza sanitaria e familiare, asili e scuola. Tra l’altro, il modello permette la creazione di buste paga.

E le altre sfide?

I giovani e l’intercultura multirazziale. I nostri ragazzi crescono senza capire i valori insiti nel lavoro: regole, rispetto del prossimo, autorealizzazione. Nel Sulcis e nel Medio Campidano il 45 per cento dei giovani è disoccupato. Inoltre, abbiamo le problematiche connesse a migranti, stranieri e profughi. Ovvero, vecchi e nuovi razzismi. Si tratta, di persone da includere, che vivono con noi, sulle quali riflettere senza pregiudizi. Rossella lo faceva e deve continuare farlo.

E’ per questo che sabato pomeriggio sarete al Vanni Sanna?

Bisogna esserci. La solidarietà vera si esprime anche così. Anche sulle tribune di un campo di calcio.

Da “La Nuova Sardegna” – 05 gennaio 2012