A 9 anni i talebani gli hanno ammazzato il padre; a 12 anni sono rimaste uccise, sotto un bombardamento che ha distrutto la sua casa, la mamma, la sorellina e la nonna. Subito dopo è iniziato il suo "viaggio".  Due anni in Pakistan (Quetta), due anni in Iran (Teheran), pochi mesi in Turchia (Istanbul) e in Grecia (Atene e Patrasso). E poi il rocambolesco arrivo in Italia (Venezia/Bressanone), legato sul semiasse di un Tir.

E poi la "rinascita": la comunità, la scuola, gli amici e le amiche, una famiglia. La licenza media, il diploma e, oggi, l’università.

Alidad Shiri, 24 anni, è testimone di una vicenda triste e dolorosa che ha segnato pesantemente lui e la sua famiglia.

Ma ha elaborato molto del suo lutto, spesso con altri dolori e sofferenze, ed oggi è paradigma vivente di quanto accade a migliaia e migliaia di "profughi" o, meglio, transfughi da zone di guerra, di disperazione, di morte.

Alidad è giovane e sa parlare ai giovani.

Lo conosco da anni ed ho imparato ad apprezzarne la pacatezza, la fierezza e la fermezza. Lo slancio verso l’impegno per una umanità più umana e più giusta, attenta soprattutto ai diritti dei bambini, dei più deboli e fragili, soprattutto di quelli che non hanno più il padre e la madre, che non hanno il calore della famiglia di origine.

Alidad, però, il calore lo produce e, di conseguenza, lo riceve.

Da quanti vivono con lui tutti i giorni ma anche da tutti coloro che incontra nel suo pellegrinare per l’Italia a raccontare perchè è necessario andare "Via dalla pazza guerra".

Già, via dalla pazza guerra (come recita il titolo del suo libro-biografia), perchè la guerra è insana, non ha nulla di salubre, è distruzione e morte.

In Sardegna Alidad è ormai di casa. Ha amici e amiche che ne hanno apprezzato e ne apprezzano il carattere e  le capacità. Ha incontrato decine di scolaresche, migliaia di studenti, spesso suoi coetanei. Ha smosso in molte persone (specie giovani) sentimenti sopiti di solidarietà e vicinanza con chi cerca speranza e futuro.

Ha fatto scuola, scuola di umanità e di civiltà.

Grazie, Alidad! Ci hai fatto conoscere la tua bellissima terra attraverso il tuo dolore e ci hai fatto capire che il mondo è piccolo e che ciascuno di noi con il suo impegno e la sua responsabilità può renderlo un pò più bello!

Grazie e a rivederci in terra di Sardegna!

Auguri per il tuo presente e per il tuo futuro

Giampiero F.

(nel link l’intervista ad Alidad realizzata dal TGR Sardegna il 01 marzo 2016 a Cagliari) 

 

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